Statuto del CREA: la Commissione Agricoltura della Camera vuole un mega Consiglio Scientifico di soli esterni, in violazione della Carta Europea dei ricercatori e della bozza di decreto di riforma degli EPR

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Nella seduta di mercoledì 12 ottobre, la XIII Commissione Agricoltura della Camera ha approvato i propri pareri sullo “Schema di decreto ministeriale recante regolamento di adozione dello statuto del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA)” (Atto Camera n. 331) e sullo “Schema di decreto ministeriale recante approvazione del piano triennale per il rilancio e la razionalizzazione delle attività di ricerca e sperimentazione in agricoltura (piano della ricerca) del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) nonché del piano per il rilancio e la razionalizzazione delle attività di ricerca e sperimentazione in agricoltura (razionalizzazione della rete di ricerca) del medesimo CREA” (Atto n. 332).

Il via libera ai due provvedimenti è stato condizionato al recepimento di alcune richieste di modifica e di integrazione.

In particolare, per quanto riguarda il nuovo statuto del CREA, segnaliamo le seguenti due richieste della Commissione:

  • il Consiglio scientifico dell’Ente, previsto dall’articolo 6, comma 1, primo periodo, deve essere composto da “13 esperti di riconosciuta fama e competenza negli ambiti di ricerca di ciascun centro del CREA” invece dei sei previsti dal testo governativo, ma tra di essi non deve essere più essere garantita la presenza per almeno un terzo di una “espressione elettiva dei Centri di ricerca nell’ambito dei ricercatori e tecnologi dell’Ente”;
  • l’istituzione dei Comitati scientifici dei Centri di ricerca deve essere precisata prevedendo che, oltre a definire le strategie di ricerca di competenza del Centro, riferiscano direttamente al Consiglio Scientifico. Inoltre la loro composizione sarà esclusivamente elettiva, con un rappresentante dei ricercatori e tecnologi di ciascuna struttura che afferisce al Centro, eletto direttamente dai ricercatori e tecnologi appartenenti alla struttura medesima.

Senza condizioni ma solo con “osservazioni” sono stati invece i pareri formulati della omologa 9ª Commissione del Senato nel corso della seduta dell’11 ottobre. Tra le osservazioni, un riferimento del tutto generico alla Carta Europea dei ricercatori, invocata come riferimento per la “valorizzazione e partecipazione dei ricercatori alle attività di competenza” nei regolamenti che seguiranno allo statuto.

Ancora una volta i responsabili degli enti di ricerca e i politici si preoccupano di citare a parole la Carta Europea dei ricercatori, ma nei fatti si guardano bene dall’attuarla: non basta che lo statuto proposto dal CREA e dal ministero vigilante non prevedesse una rappresentanza di R&T nel governo (CdA) dell’Ente, ora la Commissione chiede che i R&T siano esclusi anche dall’organo di indirizzo scientifico! In questo modo sarà costituito un organismo di soli esterni, probabilmente con compensi adeguati alla loro fama e competenza, alla faccia della conclamata “spending review” in nome della quale, tra l’altro, si è giustificata la costituzione del CREA.