Comunicato del 29 settembre 2016. Audizione al Parlamento di ANPRI-CIDA in merito allo schema di decreto legislativo recante semplificazione delle attività degli Enti pubblici (A.G. 329)

Giovedì 29 settembre una delegazione CIDA, di cui faceva parte l’ANPRI, è stata ascoltata in audizione dalle Commissioni VII della Camera e 7° del Senato, in seduta congiunta, in merito allo schema di decreto legislativo (A.G. 329) recante semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca (in attuazione dell’art. 13 della legge 124/2015).

Nel corso dell’audizione, il segretario generale dell’ANPRI ha illustrato i commenti e le proposte della Confederazione. Dopo aver rilevato lo scostamento significativo dello schema di d.lgs. 329 rispetto all’impianto organico disegnato dalla Risoluzione della VII Commissione del Senato nel 2014, l’ANPRI ha richiamato i numerosi punti di debolezza del decreto, tra cui il limite di spesa per le assunzioni, la chiamata diretta al 10% e l’introduzione di forme di premialità finanziate sottraendo risorse a quelle già stanziate per il personale. Concentrandosi in particolare sull’art. 2 del decreto, che avrebbe dovuto “garantire il recepimento della “Carta europea dei ricercatori” e del documento “European Framework for Research Careers” con riguardo alla libertà di ricerca e all’autonomia professionale”.  L’ANPRI ha evidenziato come nell’art. 2 non ci sia traccia di alcuna normativa che recepisca la Carta Europea né tantomeno lo European Framework for Research Careers (che non viene neanche citato nel decreto !).

C’è invece la scelta di delegare il recepimento della Carta Europea dei ricercatori agli Statuti e ai Regolamenti degli Enti di Ricerca, cui vengono date delle linee guida generiche.  Se non verranno introdotti correttivi, gli Enti saranno pertanto liberi di recepire la Carta europea in totale autonomia e come meglio credono, senza doversi confrontare con le comunità scientifiche interne, per le quali non è prevista alcuna forma di rappresentanza e di partecipazione.  A parere dell’ANPRI  tale scelta si configura come una vera e propria inadempienza rispetto alla delega ricevuta che rischia, inoltre, di aumentare la disomogeneità del sistema e accentuare le diversità nelle condizioni di lavoro dei ricercatori e tecnologi dei vari Enti.

In conclusione, l’ANPRI ha ribadito la necessità di non rinviare ulteriormente la definizione per legge dello status dei ricercatori e tecnologi e di introdurre un bilanciamento dei poteri all’interno degli Enti, prevedendo la presenza di R&T eletti negli organi di governo e istituendo forme di partecipazione consultiva dei ricercatori e tecnologi all’interno di ciascun Ente, nonché di rappresentanza unitaria di tutte le comunità scientifiche degli EPR in analogia con il C.U.N. delle università.

I componenti le Commissioni hanno espresso interesse per le osservazioni e le proposte di ANPRI e CIDA, riscontrando ampie convergenze su molti dei punti trattati, e hanno garantito il massimo impegno affinché il parere che verrà espresso dalle Commissioni sia considerato con attenzione dal Governo nella definizione conclusiva dello schema di decreto.

 

La delegazione ANPRI – CIDA