Comunicato 23 novembre 2015. Legge di stabilità 2016: Tagli per gli Enti Pubblici di Ricerca e completa disattenzione per i Ricercatori e Tecnologi

Il Senato ha approvato la legge di stabilità 2016, che da lunedì passa alla Camera, e il disegno di legge di previsione del bilancio dello Stato per il prossimo triennio, senza riuscire ad inserire nel testo discusso alcun evidente segnale di valorizzazione della ricerca pubblica.

Non sono infatti serviti a nulla i tentativi di alcune Commissioni del Senato, in maniera particolare della VII Commissione, che hanno proposto modifiche ai pochi articoli che riguardano gli Enti Pubblici di Ricerca. A parte le mortificanti ed irrisorie risorse destinate ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego, dopo lunghi anni di blocco delle contrattazioni, rimane deludente e desolante l’impianto della legge di stabilità 2016 che prevede:

· ulteriori tagli al bilancio degli Enti di Ricerca;

· ulteriore penalizzazione sul turn over del personale tecnico e amministrativo, che si aggiunge alle già gravi limitazioni al turn over di ricercatori e tecnologi;

· irrilevante innesto nel corpo degli EPR di circa 200 unità di personale, a fronte della enorme platea di precari, ottenuto spostando parte delle risorse previste per il reclutamento di ricercatori universitari.

Ancora una volta i ricercatori e tecnologi degli Enti Pubblici di Ricerca, che attendevano dal Governo una svolta nelle strategie di innovazione e sviluppo del Paese, vengono penalizzati e mortificati. Con la legge di stabilità 2016, infatti, la lenta asfissia del sistema degli EPR è destinata a continuare.

L’ANPRI esprime profonda insoddisfazione per il modo in cui in questo Paese tutti i governi che si succedono continuano ad esibire un comportamento da Giano Bifronte: mentre discutono a vuoto del ‘fondamentale ruolo della Ricerca Pubblica per lo sviluppo sostenibile del Paese’, perseverano nei tagli lineari delle risorse e nella mortificazione del personale.

L’ANPRI sostiene dunque la mobilitazione dei ricercatori e tecnologi che vorranno esprimere la loro delusione e la loro protesta, dando voce a chi, ormai da troppi anni e con scarsissime risorse, sostiene col proprio lavoro il prestigio del Paese sulle frontiere dalla conoscenza e dell’innovazione, dove si giocano i destini delle prossime generazioni, contro chi ritiene che il progresso scientifico sia come la mela di Newton: il ricercatore sta seduto a oziare sotto l’albero aspettando il frutto che prima o poi gli cadrà sulla testa.

La Segreteria Nazionale