Firmato l’atto di indirizzo all’ARAN sui nuovi comparti ed aree di contrattazione

Il ministro Madia ha recentemente inviato all’ARAN l’Atto di indirizzo che formalizza, come già prospettato dalla stessa ARAN nel corso della riunione del 5 febbraio scorso con le Confederazioni sindacali, l’ipotesi di costituzione di un massimo di quattro comparti, da aggiungersi al comparto autonomo della Presidenza del Consiglio, “cui corrispondono non più di quattro separate aree per la dirigenza”.

I quattro comparti dovranno essere costituiti “procedendo all’accorpamento sulla base delle maggiori affinità”, salvaguardando i “settori che sono caratterizzati da una spiccata specificità sotto i profili funzionale e professionale e che presentano una significativa rilevanza in termini numerici di addetti e di amministrazioni”.

Sarà compito della contrattazione – si legge nell’Atto di indirizzo – uniformare la disciplina del rapporto di lavoro all’interno dei nuovi comparti, riconducendo, per quanto possibile, ad unitarietà la normativa contenuta nei diversi contratti collettivi nazionali riferiti ai dipendenti ricompresi nei suddetti comparti ed aree”. Qualora “la specialità di alcune professionalità o di alcuni istituti contrattuali siano tali da non consentire la piena o l’immediata omologazione delle discipline vigenti, il contratto collettivo nazionale di lavoro potrà prevedere norme differenziate tra i lavoratori appartenenti al medesimo comparto. In tali casi, il contratto quadro dovrà prevedere che, ferma restando l’unicità dei contratti collettivi di comparto e delle aree dirigenziali, gli stessi possano essere articolati in una ‘parte comune’, contenente gli istituti che si applicano ai lavoratori di tutte le amministrazioni inserite in ciascuno di essi e in una o più ‘parti speciali o sezioni’, dirette a normare alcuni aspetti del rapporto di lavoro che, anche nel nuovo contesto, necessitano di una distinta disciplina”.

In merito alle aree della dirigenza, l’Atto chiede di “temperare il principio, sancito dal legislatore, della corrispondenza tra l’assetto dei comparti e di quello delle aree con alcuni specifici aspetti” che derivano da nuove norme di legge, quale ad esempio la legge n. 124/2015 che “ha previsto la collocazione del personale dirigente amministrativo, tecnico e professionale della sanità nel ruolo unico della dirigenza regionale con la conseguenza che lo stesso troverà una sua più coerente collocazione nell’area in cui saranno ricompresi i dirigenti amministrativi delle regioni”.

Infine, per quanto riguarda la rappresentatività delle organizzazioni e delle confederazioni sindacali rispetto ai nuovi comparti ed aree, “la contrattazione potrà individuare eventuali soluzioni per favorire tempestivi processi di aggregazione o riorganizzazione che ritengano maggiormente funzionali rispetto alla nuova composizione dei comparti e delle aree stesse”.

Nessuna novità dunque, sul numero di comparti che sembrano destinati a rimanere quattro (ossia: 1) Sanità, 2) Regioni e Autonomie locali, 3) Amministrazioni centrali, 4) Scuola, Università, Ricerca e AFAM), nonostante le tante richieste, avanzate anche dall’ANPRI, di riconoscere un quinto comparto riservato a Università, Ricerca ed AFAM.

 

 

Questa notizia è stata pubblicata nella Newsletter ANPRI n. 5 del 10 marzo 2016.

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