Rigenerazione delle ferite senza cicatrici

Compiuto un significativo passo in avanti nelle tecnologie di rigenerazione dei tessuti biologici.

Infatti, il gruppo di ricerca, coordinato da Shamik Masharack dell’Università di Stanford assistito anche da quella di New York è riuscito a riprogrammare geneticamente alcune cellule dei tessuti connettivi della pelle umana.

La tecnica consiste nell’inibire la produzione di un fattore di trascrizione, denominato Engrailed-1 che svolge un ruolo chiave nei meccanismi molecolari biochimici di cicatrizzazione e di guarigione delle ferite. Questo processo, già dimostrato in laboratorio, potrà permettere in futuro di ricostituire l’epidermide danneggiata comprese strutture particolari come i follicoli piliferi e le ghiandole sudoripare.

Le cicatrici non rappresentano solo un problema estetico, ma in alcuni casi, possono produrre anche più seri disturbi funzionali perché sono tessuti molto più deboli e meno flessibili della pelle sana e limitano la capacità del nostro corpo di muoversi e di adattarsi ai cambiamenti di temperatura.

Dopo numerosi anni di ricerche, gli scienziati hanno finalmente capito che il nostro organismo ricorre al meccanismo di formazione del tessuto cicatriziale per rimarginare le ferite perché questo processo è molto più veloce di quello di costruzione e crescita del tessuto normale. In questo modo è possibile prevenire più efficacemente le infezioni e i sanguinamenti che altrimenti potrebbero essere pericolosi o addirittura mortali. Le cicatrici si formano più velocemente, ma saldano i lembi di una ferita in modo più imperfetto lasciando spesso alcune disabilità funzionali.

Un ruolo importante nella formazione delle cicatrici è esplicato dalla tensione della pelle e quindi dagli sforzi meccanici che attivano, mediante particolari segnali biochimici, proprio il gene Engrailed-1 e lo inducono a produrre in maggiore quantità le proteine dei fibroblasti che a loro volta sono i precursori delle cicatrici. Invece, in assenza di sforzi meccanici il gene Engrailed-1 si esprime in modo molto più limitato.

In questo contesto, si inserisce proprio la straordinaria scoperta di laboratorio del gruppo di Masharack, che ha identificato un farmaco la verteporfina, già usato per curare una malattia degli occhi, in grado di bloccare l’attivazione dei geni Engrailed-1 nelle cellule portando alla formazione di tessuti che appaiono del tutto normali.

Gli scienziati sono confidenti nel ritenere che in futuro anche molte altre malattie e afflizioni patologiche come la fibrosi del fegato, le ustioni, le aderenze addominali, la sclerodermia e le cicatrici del tessuto cardiaco post-infarto possano beneficiare dei risultati di questo studio e della conseguente maggiore comprensione del processo di formazione del tessuto fibrotico.

Approfondimenti: https://science.sciencemag.org/content/372/6540/eaba2374/tab-figures-data