Comunicato del 9 luglio 2015. Il CdA del CNR stronca la carriera dei Ricercatori e affossa le potenzialità di ricerca nell’Ente


Il 2 luglio 2015 il Consiglio di Amministrazione del CNR, con una gravissima decisione senza precedenti, ha scientemente deciso di affossare l’Ente che dirige, riducendone le potenzialità di ricerca e stroncando al contempo la carriera e le speranze dei suoi Ricercatori.

A poco è servita, infatti, la battaglia solitaria condotta dall’ANPRI per salvaguardare le piante organiche dei livelli apicali dei Ricercatori perché il CdA ha approvato i fortissimi tagli alle piante organiche di Dirigenti di Ricerca e di Primi Ricercatori previsti nel piano di fabbisogno del personale presentato mesi fa alle OO.SS. (vedi Comunicati ANPRI del 15 aprile, del 22 maggio e del 27 maggio). Infatti, da dati ufficiosi, risulta che il CdA abbia deliberato il taglio di 96 posti in pianta organica di Dirigenti di Ricerca (inizialmente i posti da tagliare erano 152) e di 225 posti di primo Ricercatore.

Questa inaccettabile decisione è accompagnata da un (necessario) incremento di posti di Ricercatore III livello (+293) a da lievi modifiche agli organici dei livelli di Tecnologo (+14, -7, + 15 posti per I, II e III livello, rispettivamente). Gravissimo è il fatto che, nonostante l’incremento all’organico dei Ricercatori di III livello, il CdA abbia deliberato una complessiva riduzione degli organici dell’intero profilo Ricercatore, ridottisi di 28 unità, e un sostanziale aumento degli organici del personale tecnico (+163 posti) come se il maggiore Ente di ricerca italiano potesse fare a meno dei Ricercatori e puntare le sue carte prevalentemente sui tecnici! Si vuole forse cambiare la natura stessa del CNR?

Va anche sottolineato che la riduzione del taglio alla pianta organica di Dirigente di ricerca (56 tagli in meno) è merito dell’ANPRI che ha scoperto grossolani errori nei conti inizialmente fatti dal CNR (vedi Comunicato del 27 maggio): i vertici dell’Ente avevano infatti “dimenticato” che erano in corso i concorsi ex art. 15 alla cui conclusione si sarebbe quasi saturato l’organico di Dirigente di ricerca impedendo di fatto qualsiasi nuova progressione od assunzione!

Ma quale è il vero motivo dei tagli? Chi ci legge lo sa bene: servono principalmente ed urgentemente ad incrementare le piante organiche dei livelli apicali del personale tecnico ed amministrativo, incrementi necessari per procedere, sin dal 2015, con ben 417 progressioni di livello di tecnici e amministrativi, come da accordo sindacale firmato a maggio scorso da CGIL, CISL e UIL e non, ovviamente, dall’ANPRI. Progressioni che, allo stato attuale, non potevano realizzarsi dato che i livelli apicali dei tecnici e amministrativi sono ora già praticamente saturi.

Ecco allora che, essenzialmente per aumentare la pianta organica dei livelli apicali dei tecnici e amministrativi, si taglia la pianta organica dei livelli apicali dei Ricercatori, in modo che il costo complessivo del personale in organico non aumenti. Eppure, il fatto che ci siano vacanze negli organici dei livelli apicali dei Ricercatori e Tecnologi da cui “attingere” a mani basse dipende esclusivamente dal fatto che il CNR negli ultimi 10 anni ha quasi totalmente e vergognosamente ignorato le esigenze di carriera dei suoi Ricercatori e Tecnologi, al punto che oggi solo il 5,5% dei Ricercatori è Dirigente di Ricerca e solo il 21,3% è Primo Ricercatore.

Al contrario, le progressioni di livello per il personale tecnico ed amministrativo non sono mai mancate, al punto che oggi (come chiaramente mostrato nei grafici di seguito riportati) il 74% dei Funzionari di amministrazione, il 40% dei CTER, il 36% dei Collaboratori di amministrazione, il 49% degli Operatori tecnici e quasi il 77% degli Operatori di Amministrazione ha già raggiunto il proprio livello apicale!

Impietoso è anche il confronto tra il CNR e gli altri EPR in termini di attenzione per la carriera dei propri Ricercatori. Infatti, secondo dati 2013 forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato, negli 2

altri EPR i Dirigenti di Ricerca e i Primi Ricercatori sono circa il 16% e il 33% dei Ricercatori, percentuali che crescono fino al 18% e al 45% nell’INFN.

Il numero così basso di Dirigenti di Ricerca e Primi Ricercatori in servizio nel CNR non può pertanto essere addebitato (come cercano di giustificare l’Ente e qualche sigla sindacale) alla normativa, ai contratti vigenti, ai recenti reclutamenti di Ricercatori di III livello o ai limiti del turn-over, dal momento che anche gli altri Enti di ricerca sono soggetti alla medesima normativa e ai medesimi contratti. Evidentemente, quindi, la scelta del CNR di soffocare le aspettative di carriera dei suoi Ricercatori e Tecnologi è di natura esclusivamente politica.

Né ci convince la giustificazione che, una volta approvato il disegno di legge in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche e adottati i relativi decreti attuativi di cui all’art. 10 del suddetto disegno di legge, gli Enti di Ricerca non saranno più soggetti a piante organiche perché, se così fosse, non sarebbe stato necessario deliberare alcun taglio alle piante organiche dei Dirigenti di Ricerca e dei Primi Ricercatori per procedere, con decorrenza 2016, alla progressione di carriera del personale tecnico/amministrativo.

I tagli deliberati dal CdA pregiudicano gravemente anche il futuro dell’Ente, come abbiamo già avuto modo di segnalare agli stessi Consiglieri di Amministrazione (vedi lettera del 1° luglio). Diminuirà, infatti, la capacità del CNR di attrarre giovani brillanti Ricercatori, dato che l’Ente nega loro, fin da subito, ogni possibilità di progressione di carriera. Diminuirà la capacità dell’Ente di ottenere finanziamenti esterni, diminuendo la forza “contrattuale” ed il “peso scientifico” dei Ricercatori CNR nei confronti dei loro competitori nazionali ed internazionali. Diminuirà anche la presenza del CNR in importanti organismi scientifici per i quali è spesso richiesta l’appartenenza al livello apicale (si vedano, ad esempio, i GEV in via di costituzione per la VQR 2011-2014, per i quali è di fatto richiesto l’inquadramento come Dirigente di Ricerca o l’abilitazione scientifica da Professore ordinario). Aumenterà, invece, il numero di Ricercatori del CNR che, non potendo vedere riconosciuti nell’Ente i propri meriti, fuggiranno altrove, in altri Enti di ricerca italiani o stranieri, regalando così ad altri le proprie competenze, le proprie conoscenze e tutte le risorse investite dall’Ente per la loro formazione e crescita.

Ma di questo, evidentemente, i vertici del CNR (ormai in scadenza) poco si preoccupano.

Speriamo che delle sorti del CNR si preoccupi invece il ministro Giannini al quale l’ANPRI si rivolgerà formalmente per chiederle di bocciare ogni taglio alle piante organiche dei Ricercatori e Tecnologi, anche coerentemente con quanto previsto dal decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012 (“spending review”) che stabiliva espressamente che dal taglio del 10% delle piante organiche del personale non dirigenziale fossero esclusi i Ricercatori e Tecnologi degli EPR.

Gianpaolo Pulcini

Segretario Nazionale, Responsabile CNR

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