Verso l’attuazione della delega per gli enti pubblici di ricerca

Il 5 luglio si è tenuto al Senato il convegno:

 

VERSO L’ATTUAZIONE DELLA DELEGA PER GLI ENTI PUBBLICI DI RICERCA

Carta Europea dei Ricercatori, semplificazione, reclutamento, autonomia

 

organizzato dal Senatore Fabrizio Bocchino (SI-SEL), uno dei promotori della Risoluzione della VII Commissione del Senato (Legislatura 17ª – 7ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 129 del 07/10/2014), in collaborazione con il Coordinamento dei Componenti Eletti negli Organi di Governo degli Enti Pubblici di Ricerca vigilati dal MIUR (il programma è reperibile a questo link).

Al convegno hanno partecipato come relatori Nicolò D’Amico (Presidente INAF), Fernando Ferroni (Presidente INFN), Vito Mocella (rappresentante dei ricercatori nel CdA del CNR), Antonio Passeri (rappresentante dei ricercatori nel CdA dell’INFN) e Rosario Santucci (Ordinario di Diritto del Lavoro all’Università del Sannio). Nella successiva tavola rotonda si è discusso l’impatto della riforma in corso sul sistema della ricerca con l’ulteriore partecipazione dei: Senatore Pietro Liuzzi (CoR), Fabrizio Stocchi (comparto ricerca FLC-CGIL) e Liana Verzicco (Segretario Generale ANPRI).

La delega ( legge n. 124, agosto 2015 ) prescrive la scadenza del 27 agosto prossimo per presentare alle commissioni parlamentari il testo del Decreto Delegato, i cui obiettivi principali sono: “recepimento della Carta europea dei ricercatori e del documento European Framework for Research Careers“, l’introduzione di “un sistema di regole più snello” e di “princìpi di responsabilità ed autonomia decisionale, la “razionalizzazione e semplificazione dei vincoli amministrativi …”, la “semplificazione della normativa riguardante gli EPR”. Imponendo comunque il vincolo “con invarianza delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente”.

In apertura del convegno il senatore Fabrizio Bocchino ha ricordato che la Risoluzione della 7a Commissione permanente approvata il 7 ottobre del 2014, dopo oltre 6 mesi di audizioni, costituisce, a tutt’oggi, “il documento più avanzato e completo mai prodotto dal Parlamento in materia di ricerca“.

Dopo le varie presentazioni, si è svolto un acceso dibattito tra i numerosi partecipanti che hanno apprezzato l’occasione di confronto offerta. Diversi relatori hanno evidenziato chiaramente come l’ipotesi di decontrattualizzazione dei ricercatori e tecnologi non debba essere confusa con gli altri provvedimenti contenuti nella bozza di decreto delegato predisposta dal Miur. Questi sono del tutto indipendenti e, in particolare per quanto riguarda la proposta di ruolo unico articolato in due fasce, sono stati introdotti prendendo a modello il sistema universitario a cui questa legge intende guardare per “unificare” il sistema ricerca così come già prevedeva la mai completamente realizzata riforma “Ruberti” del 1989. Molti degli intervenuti hanno sottolineato  l’importanza di riconoscere lo status speciale del ricercatore, così come previsto già per altre figure professionali della Pubblica Amministrazione dal decreto legislativo 30 marzo 2011, n. 165.

Nella discussione sull’inquadramento delle risorse umane si è aperto il confronto più serrato. Il vigente ordinamento prevede tre livelli, di cui il III, quello base, contiene quasi il 70 per cento dei ricercatori e tecnologi, con punte dell’80 per cento in Enti come il CNR. La proposta del Governo è di portare “a esaurimento” il III livello (vale a dire che non sarà più possibile accedervi) e articolare in due fasce i ruoli unici di ricercatore e tecnologo. Al nuovo livello di ingresso (la seconda fascia) si potrà accedere tramite il meccanismo della “tenure track”, prendendo a modello quanto avviene nelle Università con i ricercatori di tipo B.

Come ha sottolineato il SG Liana Verzicco, l’ANPRI valuta positivamente sia la semplificazione della normativa riguardante gli EPR sia la volontà di introdurre – anche nel nostro paese – uno stato giuridico per i ricercatori e tecnologi. Tuttavia, l’ANPRI esprime preoccupazione e alcune riserve su diversi altri punti della bozza di decreto. In particolare, l’Associazione ha presentato alcune proposte, che sono state consegnate  al MIUR e alla FP nelle scorse settimane, volte a gestire la fase transitoria di prima applicazione della riforma, quella che presenta più incognite e più rischi per il personale. Al fine di evitare ulteriori distorsioni nei già accidentati percorsi di carriera dei R&T, in particolare dei colleghi con contratto a tempo determinato, la riforma dovrà prevedere ragionevoli prospettive professionali per il personale attualmente al III livello, introducendo meccanismi ad hoc per l’inquadramento nella II fascia. Allo stesso tempo dovranno essere previsti meccanismi per “facilitare” l’accesso del personale attualmente a tempo determinato ai percorsi di tenure track (e quindi alla stabilizzazione). Queste misure “straordinarie” si dovranno aggiungere alla già prevista riserva di posti (il 30% nella bozza MIUR, il 50% nella proposta ANPRI) nei futuri concorsi che, non è difficile prevedere, sarebbero da soli insufficienti. Per raggiungere questi obiettivi occorrono, naturalmente, risorse finanziare straordinarie (su questo hanno convenuto tutti i presenti), indispensabili se si vuole veramente equiparare il numero di ricercatori del nostro Paese alla media Europea, molto più alta e molto più vicina a quanto previsto dal trattato di Lisbona.

La nostra Segretaria Generale ha poi accennato anche alle altre criticità che emergono dalla bozza stilata dal MIUR (l’unica finora nota, non essendo ancora disponibile la seconda bozza che pure è stata predisposta), la principale delle quali è la mancanza di precise regole per la rappresentanza elettiva delle comunità scientifiche negli organi collegiali di governo (CdA) e negli organi di coordinamento, programmazione e di consulenza scientifica dei vari Enti . Riferendosi al documento elaborato dai membri eletti dei CdA dei principali Enti di Ricerca vigilati dal MIUR, Verzicco ha garantito l’impegno dell’ANPRI per sostenere la richiesta di istituire un organismo di rappresentanza delle professionalità della ricerca (di tutti gli Enti, anche di quelli non vigilati dal MIUR) che possa comunicare direttamente con il Governo problemi e proposte (in analogia con il CUN).

Nel convegno è emerso con chiarezza che ANPRI è l’unico sindacato ad aver avanzato delle proposte costruttive di modifica alle proposte del Governo. La FLC-CGIL, tramite il suo rappresentante Fabrizio Stocchi, ha chiesto espressamente l’eliminazione dello stato giuridico e del nuovo ordinamento professionale, giudicato “devastante”, proponendo di mantenere nel decreto solo le norme relative alla semplificazione amministrativa degli EPR. Il 14 luglio CGIL-CISL-UIL faranno una manifestazione “contro la riforma” e lo stato giuridico per ribadire la loro opposizione al modello universitario.

Il Senatore Fabrizio Bocchino, chiudendo il convegno si esprimeva dicendo: “il mandato è chiaro: la risoluzione del 2014 conteneva 14 raccomandazioni che, tutte insieme, sono in grado di dinamizzare davvero il settore della ricerca e farne un motore dello sviluppo. Ferma restando l’importanza di riconoscere lo status speciale del ricercatore, che non può essere equiparato a un qualsiasi altro lavoratore della Pubblica amministrazione, proprio per le caratteristiche di libertà e autonomia che sono insite in questa professione, è nostra intenzione impegnarci al massimo affinché questa occasione non vada persa“.