Stanno suscitando una vera e propria tormenta le dichiarazioni di Massimo Inguscio, Presidente del CNR, in una recente uscita pubblica, l’8 aprile scorso, nell’Aula Magna dell’Università di Catania dal Rettore Giacomo Pignataro.
Inguscio si è lasciato sfuggire delle frasi sulla necessità di procedere, nell’opera di risistemazione del Paese e di rilancio della Ricerca Pubblica, “senza pensare a giudizi etici”. Frasi che nessuno si sarebbe aspettato di ascoltare dal Presidente del più grande Ente pubblico di ricerca italiano, dove operano migliaia di Ricercatori che al rispetto dell’etica e della trasparenza sono formati, perché sul rispetto dell’etica e dell’integrità della ricerca si basa il confronto scientifico, e presso il quale è costituita una Commissione per l’etica della Ricerca di cui lo stesso Inguscio è Presidente.
L’Etica della ricerca non è un peso di cui scrollarsi se è vero, come è vero, che già dal 1964 fu sottoscritta ad Helsinki un Dichiarazione riguardante l’etica della ricerca medica, più volte in seguito emendata, da cui hanno preso spunto altre dichiarazioni analoghe, culminate nella più generale Dichiarazione di Singapore del 2010 sull’Integrità della ricerca.
Altrettanto stupore ha poi suscitato l’accostamento un po’ sinistro a Robespierre, paladino dell’”etica superiore di tutti” e ghigliottinato in Place de la Rèvolution), di chi (in primis la prof.ssa Elena Cattaneo, eminente scienziato e Senatrice della Repubblica) nelle ultime settimane ha stigmatizzato la spregiudicatezza con cui l’Esecutivo ha deliberato di concedere all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) ingenti finanziamenti pubblici (specie se confrontati con l’ammontare del Fondo Ordinario degli Enti di Ricerca e dello stesso Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università), al fine di realizzare il progetto Human Technopole (1,5 miliardi di euro in 10 anni!).
Allo scalpore suscitato dalle sue dichiarazioni, sia su siti che si occupano di Ricerca come ROARS (che ospita la trascrizione e il video integrale dell’intervento di Inguscio) sia su autorevoli quotidiani nazionali, il Presidente del CNR ha replicato con una poco convincente autodifesa, arrivando ad affermare di non essersi reso conto del fatto che il suo intervento fosse ripreso dalle telecamere e che “nella mia posizione devo stare attento a come parlo”.
Il video dell’intervento di Inguscio, in un primo tempo pubblicato sul sito web dell’Università di Catania, è stato successivamente rimosso per apparente iniziativa dello stesso Rettore Pignataro. Segno evidente dell’imbarazzo di quest’ultimo e possibile esito di una sollecitazione autocensoria da parte del Presidente del CNR.
Fatto sta che nei giorni a seguire il Presidente è stato molto più cauto e attento. Nell’incontro con i giovani, che è stato parte del programma della giornata trascorsa il 18 aprile in Bicocca, a Milano, alla richiesta di un giudizio sul numero “ottimale” di Istituti del CNR, Inguscio ha scherzato ricordando che la presenza delle telecamere lo induceva ad astenersi dal rispondere.
Non è certo del “rumore” sollevato dalle dichiarazioni catanesi che la Ricerca Italiana ha bisogno. Servono cure energiche, perché i Ricercatori italiani hanno una produttività eccellente, che pone il Paese tra i primi al mondo, se si considera la produzione scientifica per Ricercatore, mentre il numero di Ricercatori per abitante e la retribuzione media sono da fondo classifica. Occorre un piano straordinario di rilancio della Ricerca in Italia. Occorre un investimento strutturale. E allora fa discutere un altro punto sollevato dal Presidente Inguscio nella riunione di Milano: la richiesta alla ministra Giannini, presente all’incontro, di avere “pochi” Ricercatori. Punto accolto con favore dal Ministro che ha dichiarato di non amare i “piani straordinari di assunzione”, ma di essere favorevole a interventi strutturali e duraturi.
Tutto auspicabile, se non ci fossero quelle tabelle e quei grafici che, proprio nella riunione del 19 a Milano, i Rettori ed i delegati delle Istituzioni Universitarie lombarde hanno evidenziato. Senza un piano straordinario di assunzioni il paziente (ossia la ricerca pubblica italiana) rischia di non sopravvivere. Solo riportandolo a uno stato di salute paragonabile a quello dei suoi colleghi del resto del mondo, gli si può poi imporre un regime di controllo della dieta, e di tutti gli altri parametri vitali.
Una settimana da dimenticare, quella del prof. Massimo Inguscio nei suoi incontri pubblici …