Il Resoconto della riunione del 4 maggio scorso del Senato contiene un approfondito documento di ben 45 pagine) a firma della scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo che illustra i risultati di un’analisi da lei condotta “negli ultimi mesi dopo la decisione del Governo di creare nell’area milanese ex-Expo un centro di ricerca o un polo tecnologico dedicato alle scienze della vita e alla nutrizione, denominato Human Technopole (HT), affidando il progetto e gli stanziamenti (l’impegno reiterato dal Governo è di garantire 1,5 miliardi di euro in dieci anni) a un ente prescelto arbitrariamente, senza bando o consultazione pubblica, l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT)”, una fondazione di diritto privato finanziata con fondi (tanti fondi!) pubblici.
Il documento, dall’impianto “scientifico” (co-me era prevedibile essendo opera di una scienziata!), “preparato per fornire elementi di approfondimento ai colleghi [senatori] in vista dei prossimi passaggi parlamentari”, fornisce un’approfondita analisi del progetto HT e dell’IIT (“in quanto beneficiario dell’operazione”), “al fine di identificare i presupposti concettuali, operativi e di etica pubblica – intesa come miglior allocazione delle risorse pubbliche investite nella ricerca e nell’innovazione – alla base delle decisioni del Governo su HT, le motivazioni che hanno portato l’esecutivo alla selezione dell’ente beneficiario, le qualifiche di quest’ultimo e le conseguenze dell’insieme di queste determinazioni”.
L’intenzione della Cattaneo è quella di “evidenziare l’opportunità dell’obiettivo deciso dal Governo per quanto riguarda il futuro della scienza e dell’innovazione in Italia e, allo stesso tempo, l’inopportunità del metodo adottato per raggiungerlo, cioè la sua improvvisazione e la decisione, arbitraria e anti-meritocratica, di assegnare fondi pubblici per lo sviluppo del progetto HT ad un ente preselezionato politicamente, con un finanziamento diretto dal Governo all’ente (che in nulla assomiglia alle proposizioni ‘top-down’ tematiche che avvengono nel mondo), in assenza di gare, di costruzioni strategiche e di consultazioni pubbliche su quale debba essere l’assetto migliore da perseguire per raggiungere l’obiettivo stabilito che contribuirà a definire il futuro del Paese negli anni a venire. Cambiare il metodo – si legge nel documento – significa apertura a più visioni progettuali competitive su HT, con miglior possibile ricaduta circa lo sviluppo della ricerca italiana, dell’area Expo e del reclutamento dei 1500 ricercatori previsti”.
Le conclusioni di tale analisi sono così sintetizzate:
- “È un errore stabilire per legge quale progetto scientifico sostenere. Su HT sono sbagliate le premesse perché nella scienza come per gli appalti pubblici, ogni assegnazione politico-economica di fondi pubblici non può prescindere da una competizione per finanziare le migliori proposte e proponenti”.
- “Concentrare il denaro pubblico in poche mani è sbagliato: […] la concentrazione continuativa e non competitiva di denaro pubblico per la ricerca in poche mani è inefficace”.
- “Chi riceve denaro pubblico deve rendicontare pubblicamente. L’assegnazione continuativa di ingenti somme di denaro pubblico a modelli organizzativi di centri di ricerca come l’IIT […] che si sottraggono alle rendicontazioni pubbliche e all’amministrazione trasparente non rispettano l’obbligo etico, presente nei sistemi liberaldemocratici, di fornire prove adeguate della ricaduta dell’investimento”.
- “L’ente beneficiario scelto come coordinatore di HT non ha le competenze specifiche negli ambiti indicati dal governo come contenuti per HT (scienze della vita e nutrizione)”.
- “È necessario e urgente ripensare alle strategie per la realizzazione del progetto HT, adottando ogni atto opportuno. Le strade ci sono e sarebbe segno di lungimiranza se il Governo ne rimettesse in carreggiata il progetto abbandonando improduttive ‘scorciatoie’ e semplificazioni”.
- “L’Italia ha urgente bisogno di una Agenzia per la Ricerca. […] L’innovazione emerge dove c’è libertà di competizione tra le idee e indipendenza da ogni prestabilito legame. Al governo e al Parlamento spettano oneri e doveri di scelta dei temi su cui investire e delle risorse da impegnare. L’Agenzia si identificherebbe come ente terzo, indipendente (dalla politica e dalla comunità scientifica) e competente nei meccanismi necessari a bandire e poi selezionare le migliori idee, seguendo prima, durante e dopo, ogni procedura di assegnazione di fondi pubblici sugli obiettivi decisi da governo e Parlamento. Ciò ricondurrebbe ciascuno al rispettivo ruolo, tagliando i ponti con le cordate e ‘le amicizie’, quindi restituendo fiducia nel ricercatore e nelle sue capacità”.
All’etica della ricerca è dedicata l’intera sezione ”La corruzione dell’etica della scienza e la difesa dell’etica pubblica” e la parola “etica” echeggia più volte nel documento: speriamo che il Massimo presidente del CNR non se ne abbia a male!
Questa notizia è stata pubblicata nella Newsletter ANPRI n. 10 del 19 maggio 2016.
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