Comunicato del 24 novembre 2015. Piano di gestione CNR: cerchiamo di fare una cosa seria…

 

Si sta ormai completando la maldestra sperimentazione che il DG del CNR ha messo in piedi per la stesura del Piano di Gestione Preliminare (PdGP) 2016-2018 sulla base di quanto previsto dal nuovo ROF e senza l’opportuno accompagnamento dei nuovi Regolamenti di contabilità e del personale (ancora in via di valutazione ed approvazione da parte del CdA).

Al di là del pochissimo tempo concesso per la definizione e  compilazione della struttura organizzativa delle attività di ricerca, cosa che ha rischiato (…rischia) di far saltare tutta la catena di adempimenti contabili ed amministrativi, delle “anticipazioni” che non hanno trovato conferma (l’afferenza dei Progetti alle costituende Aree tematiche di Istituto), delle novità apparse dal nulla (le Attività in cui articolare i singoli Progetti) e i bachi informatici, sono emerse con chiarezza e senza possibilità di appello le inaccettabili limitazioni ad una corretta e coerente rappresentazione della struttura organizzativa delle attività di ricerca dell’Ente, presenti nel vigente ROF, volto a soddisfare più le esigenze contabili che non quelle scientifiche.

Allo stato, l’impegno e le competenze delle strutture amministrative degli Istituti sono riusciti a sopperire all’improvvisazione ed all’approssimazione dimostrate dal Direttore Generale. Gli sforzi, anche di sopportazione, e l’inventiva dei ricercatori e tecnologi, aiutati dalla sostanza scientifica delle loro attività, sono riusciti a mettere in piedi, in tempi improponibili, un’intelaiatura credibile, in grado di assicurare la regolarità delle attività di ricerca per il 2016.

Bisogna anche rilevare che le richieste avanzate da molti Direttori (di Dipartimento e di Istituto) di modificare la struttura organizzativa delle attività di ricerca (ad esempio, l’introduzione delle Aree tematiche di Istituto) non hanno fatto altro che rendere ancora più caotica e complessa la compilazione del PdGP, anche perché tali richieste riflettono le esigenze dei “vertici” e non quelle della comunità scientifica operante negli Istituti, esclusa anche in questa occasione da un sano confronto sulle proposte avanzate, mostrando quindi ancora una volta i limiti della natura di governo verticistica dell’Ente, che da tempo l’ANPRI propone di modificare.

A tutto ciò si aggiungono gli sforzi che gli  Istituti hanno dovuto compiere per cercare di non farsi sottrarre dall’Ente i finanziamenti residui ancora nelle casse dei singoli Istituti, frutto in genere di risparmi fatti allo scopo di fronteggiare successive esigenze di danaro, quali l’acquisto o l’upgrade di apparecchiature, l’anticipo di spese relative a nuovi  progetti finanziati da terzi, il finanziamento di ricerche curiosity driven, …. L’Ente ha infatti deciso di “rastrellare”, a partire da quest’anno, tutti i finanziamenti residui ancora nella disponibilità dei singoli Istituti, promettendo di riassegnarli formalmente alla rete scientifica sulla base di specifiche proposte di progetti di ricerca approvati dal CdA. Promessa che non ha tranquillizzato quasi nessuno, dato che solo tre anni fa questi stessi vertici dell’Ente cercarono di effettuare un prelievo centralizzato sui finanziamenti esterni dei progetti di ricerca al fine di coprire le spese generali dell’Ente, cosa bloccata da una forte iniziativa dell’ANPRI culminata con la Petizione “Giù le mani dai soldi per la Ricerca”. La situazione economica del CNR è, in questi ultimi anni, tutt’altro che rosa. Infatti, come rilevato dalla Corte dei conti (vedi Newsletter 15/2015), i conti del CNR negli esercizi finanziari 2012 e 2013 si sono chiusi in rosso, con un disavanzo superiore ai 100 milioni di euro annui, e analogo disavanzo sembra riguardare l’esercizio in corso (il Conto consuntivo del CNR relativo al 2014 non è disponibile sul sito web dell’Ente).

È inammissibile che il disavanzo creato da pochi si traduca nella indebita sottrazione di risorse per attività di ricerca autonomamente acquisite dai ricercatori!

L’ANPRI ritiene in definitiva che non si possa continuare a nascondere la testa sotto la sabbia. Il PdGP 2016-2018 deve, al più, costituire una transizione verso una seria e coerente struttura organizzativa delle attività di ricerca del CNR e di quanto ad esse connesso, calibrata per le finalità e con gli strumenti della ricerca, che dia apporto finanziario alle attività di ricerca e non “minacci” di sottrarne i risparmi e che, senza alcuna esitazione, veda partecipi, da protagonisti, i ricercatori e tecnologi tutti.

 

Gianpaolo Pulcini
Segretario Nazionale, Responsabile CNR